Valentina Lisitsa si racconta – 20230505 – Pangea Grandangolo

Novantasettesima puntata della trasmissione Pangea Grandangolo, la rassegna stampa internazionale di Byoblu, andata in onda sul canale tv Byoblu il 05/05/2023.

Brani dell’intervista fatta da Jean Toschi Marazzani Visconti

“Nell’Unione Sovietica la musica classica era fortemente sponsorizzata. Ho ricevuto un’istruzione di altissima qualità in una scuola di musica, ho studiato alla Scuola Russa di Pianoforte. Pur essendo figlia di semplici genitori proletari, ho potuto studiare gratuitamente con i migliori insegnanti. Poi ci è arrivata addosso come un macigno la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Sei in un paese che non è più quello che conoscevi, tra persone che non si occupano di quello che fai. L’unico modo era uscire da quel posto.”

“Ci siamo considerati fortunati, io e il mio futuro marito, a vincere nel 1991 il Concorso pianistico negli Stati Uniti. Eravamo euforici, eravamo più americani di molti americani. E ci siamo dimenticati del nostro Paese natale. Credevamo a ogni parola che veniva detta in televisione. Questo terribile scollamento tra ciò che si vede e ciò che si sa è stato avvertito non solo da noi a partire dal 2014. Ho iniziato a tradurre alcuni video su ciò che stava accadendo in Ucraina e li ho postati su Twitter. Mi hanno detto di farmi gli affari miei, di andare al pianoforte e non parlare. Sono però molto testarda. Poi è arrivato il momento in cui hanno cancellato il mio concerto a Toronto, in Canada. Mi hanno accusata di aver parlato male di Stepan Bandera.”

Dopo, nel 2015, mi hanno invitata a tenere un concerto a Donetsk. C’era un mare di gente, molte persone sono uscite allo scoperto, rischiando la vita. Poi sono andata a Mariupol quando festeggiavano il 9 Maggio, il giorno della vittoria sulla Germania nazista. Era la prima volta in tanti anni che la gente lo celebrava apertamente. È stato molto commovente. I ragazzi hanno preso il pianoforte dalla mensa, l’hanno messo sulla strada e io ho suonato. Ho suonato anche davanti all’ambasciata ucraina a Mosca per ricordare la strage di Odessa.”

“Naturalmente mi sono fatta molti nemici in Occidente facendo questi concerti, ma mi sono riunita alla mia gente. Sono una cittadina americana e ora anche russa, perché mi è stata data la cittadinanza della Repubblica Popolare di Donetsk e ho potuto avere quella russa. Non nego di non voler essere considerata ucraina o americana, perché c’è un’altra Ucraina, c’è un’altra America. C’è anche un’altra Europa. In tutte queste mi identifico. Vedo il mio futuro dove c’è musica. La musica, la cultura è ciò che ci unisce. Ciò va direttamente al cuore del russo, dell’italiano, del cinese o del giapponese, del belga o del brasiliano. È un linguaggio universale. Credo che tutte le guerre alla fine termineranno. Le persone si sveglieranno dall’incubo. E ci sarà il tempo della ricostruzione, il tempo della creazione. Penso che arriverà, spero di poter vedere questo, che almeno i nostri figli lo vedano.”

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