Il “crimine” di Julian Assange: aver portato alla luce i crimini di guerra USA

L’intervista video a John Shipton, padre di Julian Assange –
fatta da Berenice Galli (CNGNN), montata e pubblicata da
Pandora TV diretta da Giulietto Chiesa – costituisce un
documento di grande importanza per la difesa della
democrazia, sempre più sotto attacco da parte di un sistema
politico-mediatico che usa repressione e mistificazione per
mettere a tacere la verità. Per meglio comprendere
l’intervista, riassumiamo qui di seguito le vicende che hanno
portato alla drammatica situazione in cui si trova oggi
Julian Assange. Invitiamo a diffondere al massimo questa
informazione, contribuendo in tal modo alla campagna
internazionale per la liberazione di Julian Assange.


Julian Assange nasce nel 1971 a Townsville in Australia, da
una artista, Christine Assange, e un architetto, John Shipton.
A sedici anni, sa già scrivere programmi informatici. Verso la
fine degli anni Ottanta diviene membro di un gruppo di
hacker noto come International Subversives.


Nel 1991 subisce un’irruzione nella sua casa di Melbourne da
parte della polizia federale australiana, con l’accusa di essersi
infiltrato nel sistema informatico del Pentagono. Nel 1992 gli
vengono rivolti ventiquattro capi di accusa per reati di
“pirateria informatica”. Assange è condannato, ma in seguito
è rilasciato per buona condotta, dopo aver pagato una grossa
multa.


A partire dal 2006 è tra i promotori del sito web WikiLeaks,
di cui diviene caporedattore. WikiLeaks nel corso degli anni
pubblica documenti da fonti anonime e informazioni segrete
su politici corrotti, assassinii politici, repressioni e guerre. Il
materiale pubblicato tra il 2006 e il 2009 attira
sporadicamente l’attenzione dei media, ma è il caso Chelsea
Manning che porta WikiLeaks, nel 2010. al centro
dell’interesse internazionale.


Chelsea Manning, attivista statunitense, è accusata di aver
fornito a WikiLeaks migliaia di documenti riservati di cui era
venuta a conoscenza lavorando quale analista di intelligence
dell’Esercito USA durante la guerra in Iraq. Viene per questo
condannata a 37 anni di detenzione in un carcere di massima
sicurezza. Rilasciata dopo 7 anni di carcere duro, sarà
nuovamente incarcerata nel 2019 per essersi rifiutata di
testimoniare contro Assange. 

Nel 2010 WikiLeaks rende di pubblico dominio oltre 250.000
documenti statunitensi, molti dei quali etichettati come
“confidenziali” o “segreti”. Tra questi diversi video sulle
stragi di civili compiute dagli USA in Iraq e Afghanistan.
WikiLeaks viene messa sotto inchiesta in Australia e Julian
Assange rischia di nuovo l’arresto.


Nello stesso anno, mentre Assange è in Gran Bretagna, il
tribunale svedese di Stoccolma emette nei suoi confronti un
mandato di arresto in contumacia, con l’accusa di aver avuto
rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con due
donne. Assange, presentatosi spontaneamente negli uffici di
Scotland Yard, viene arrestato in forza di un mandato di
cattura europeo. Assange viene rilasciato su cauzione, ma la
Svezia ne chiede l’estradizione dalla Gran Bretagna, col
chiaro intento di estradarlo negli Stati Uniti dove lo attende
un processo per spionaggio che prevede l’ergastolo o la pena
di morte.


Nel 2012 la Corte Suprema britannica decreta la sua
estradizione in Svezia. Assange si rifugia, a Londra,
nell’Ambasciata dell’Ecuador che gli garantisce il diritto di
asilo. Qui resta confinato per sette anni, nonostante che anche
una Commissione delle Nazioni Unite denunci il fatto che Assange è detenuto arbitrariamente e illegalmente in Gran Bretagna.


Nel frattempo WikiLeaks prosegue la sua attività. Nel 2016
pubblica oltre 30.000 email e documenti inviati e ricevuti tra
il 2010 e il 2014 da Hillary Clinton, Segretaria di Stato
dell’Amministrazione Obama. Tra questi una email del 2
aprile 2011, la quale rivela il vero scopo della guerra
USA/NATO alla Libia perseguito in particolare da USA e
Francia: impedire che Gheddafi usasse le riserve auree della
Libia per creare una moneta pan-africana alternativa al
dollaro e al franco CFA, la moneta imposta dalla Francia a 14
ex colonie.


La crescente pressione internazionale, esercitata sull’Ecuador
soprattutto da Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia, raggiunge
il suo scopo. Privato dall’Ecuador del diritto di asilo, Julian
Assange viene arrestato nell’aprile 2019 dalla polizia
britannica, con l’imputazione di essersi sottratto al mandato
emesso dalla Corte Suprema nel 2012.


Il Responsabile ONU contro la tortura, Nils Melzer, dopo
avergli fatto visita nel carcere britannico di massima
sicurezza, dichiara: “Julian Assange è detenuto in un carcere
di massima sicurezza, in condizioni di sorveglianza e
isolamento estreme e non giustificate, mostra tutti i sintomi
tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica. È
necessario che il governo britannico lo liberi immediatamente
per proteggere la sua salute e la sua dignità. È inoltre da
escludere la sua estradizione negli USA”.

La vita di Julian Assange, di fatto rapito e detenuto in
condizioni inumane (gli viene proibito perfino di vedere i
figli), è sempre più in pericolo, sia per i lunghi anni di
sofferenze che hanno deteriorato la sua salute, sia per la
pericolosa situazione in cui si troverebbe se fosse estradato
negli USA. Qui sarebbe in mano a coloro che hanno tutto
l’interesse a non farlo arrivare a un processo che, soprattutto
se permettesse all’imputato di difendersi, sarebbe
estremamente imbarazzante per l’establishment politico-
militare.

Julian Assange nel 2008.

Julian Assange nel 2019 al momento dell’arresto a Londra.
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